Dal sagrato di Marola si alza una voce: “Demilitarizziamo Spezia, demilitarizziamo il mondo”

pubblicato su Città della Spezia

Tante persone in una cornice simbolica e di grande impatto, il sagrato della chiesa di San Vito a Marola, la cui disponibilità è stata concessa dalla parrocchia, poche decine di metri dal muro che separa la città da 90 ettari di aree militari, un tempo sede di officine, oggi scheletri abbandonati, fatiscenti e con enormi criticità ambientali mai risolte. Un intreccio di interventi culturali, politici, artistici, voci della città e di tante realtà e territori, che sono stati spinti da un sentire comune. Una forte risposta alla censura operata dal Camec sulla performance dei collettivi Dadaboom e Superazione. Una presentazione in tre tempi, con William Domenichini che ha spiegato come Marola, luogo simbolo di una città che pretende bonifiche dei siti inquinati, un processo di demilitarizzazione delle aree in disuso, la ridiscussione e il ridimensionamento del progetto basi blu, con Virginia Orrico (Museo Giak Verdun) che ha sottolineato come questo appuntamento “artivistico” fosse la risposta concreta alla censura e un momento capace di catalizzare le urgenze di ogni territorio che subisce la presenza militare, presentando un’opera, Malapolizia, allestita nello spazio del presidio; quindi  Francesco Terzago (Mitilanti) che ha sottolineato il fatto che arte e letteratura sono lo spazio in cui costruire immaginari alternativi che rifiutano il compromesso.

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